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Ad un passo dalla censura

Maggio 5, 2010

Dopo un balletto durato quasi due settimane, fra accuse, testimonianze, difese d’ufficio e contrattacchi, il Ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola ha rassegnato le proprie dimissioni, travolto dall’inchiesta sui Grandi Eventi. Non è riuscito a spiegare, fin’ora, il perché la sua casa in centro a Roma sia stata acquistata con i proventi delle attività illecite della celeberrima cricca di Anemone e Balducci. La vicenda, com’era giusto che fosse, in questi dodici giorni ha trovato ampio spazio su tutti i quotidiani italiani, i quali, in diversi casi, hanno anche partecipato attivamente raccogliendo testimonianze e carte d’indagine e dando a noi lettori la possibilità di comprendere ogni sfaccettatura dell’ennesima storiaccia all’italiana. Bene, nonostante l’importanza del servizio svolto, per i giornalisti italiani questa potrebbe essere l’ultima inchiesta della loro carriera. Quando, infatti, la legge sulle intercettazioni, tanto cara al premier e attualmente in discussione alla Commissione Giustizia del Senato, entrerà in vigore, di servizi come questi non ne leggeremo più. Con la scusa di bloccare la diffusione selvaggia delle intercettazioni telefoniche, la legge punta a qualcosa di molto più grande: impedire la pubblicazione, anche solo parziale e per riassunto, degli atti d’indagine non più coperti dal segreto fino alla conclusione delle indagini preliminari. Dal momento d’entrata in vigore della legge, le vicende giudiziarie di qualsiasi cittadino italiano, sia esso un Ministro della Repubblica o un impiegato del catasto, verranno considerate di pubblico interesse solo a seguito dell’iscrizione del soggetto nel registro degli indagati da parte di una procura della Repubblica. Quindi, in questa circostanza, dato che il Ministro Scajola non è ufficialmente indagato dalla procura di Perugia (e probabilmente mai lo sarà) i quotidiani sarebbero stati impossibilitati a scrivere anche una sola riga sulla vicenda della sua casa con vista Colosseo acquistata con denari di dubbia provenienza. Non bastasse questo, sono previste anche, per i trasgressori, delle sanzioni pesantissime. I cronisti dovranno pagare un’ammenda di diecimila euro, mentre per gli editori, la sanzione giunge fino a quattrocentomila euro per notizia. Facendo un rapido calcolo, ogni quotidiano che si è interessato dell’affare Scajola, se la legge sulle intercettazioni fosse già in vigore, avrebbe dovuto pagare dai tre ai cinque milioni di euro di multa, mentre il cronista incaricato di seguire il caso avrebbe visto il proprio conto in banca sgonfiarsi di circa sessantamila euro. E dire che il nostro Presidente del Consiglio continua a sostenere che in Italia c’è fin troppa libertà di stampa.

P.S. E’ anche su Lettera 21.

5 commenti leave one →
  1. Bob permalink
    Maggio 6, 2010 18:24

    Devo dirti una cosa spassionata, ma non ti montare la testa: c’è più informazione qui sopra che su Repubblica.

  2. sim0n3 permalink*
    Maggio 6, 2010 18:26

    Mammamia Bob, addirittura! Ti ringrazio tantissimo, ma non esageriamo 😀

  3. Emi permalink
    Maggio 7, 2010 11:49

    Anch’io passo sempre a dare una sbirciatina ai tuoi post/articoli…

  4. sim0n3 permalink*
    Maggio 7, 2010 12:11

    Grazie Emi, so che fai parte degli “affezionati”, fin da quando questo blog era su un’altra piattaforma. 🙂

  5. Maggio 8, 2010 10:57

    Anche il tuo è un blog interessante. Ti ho aggiunto al mio blogroll)

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